sabato 17 gennaio 2015

Le domande al colloquio - parte 1

Inauguro oggi una serie di post relativi alle domande che possono essere fatte durante i colloqui di lavoro, sulla base dei colloqui che ho fatto o di quello che ho sentito raccontare dalle persone intorno a me.

Prepararsi è sicuramente utile. Allo stesso modo, è importante secondo me mantenere un'aria il più possibile naturale, per non dare l'impressione di aver preparato il compitino a casa e di ripetere a pappagallo le cose.

  • La lascio parlare, mi dica qualcosa di lei partendo da dove preferisce
  • Mi ha raccontato le sue esperienze lavorative, ma non mi ha detto chi è Sara
  • Quale critica le muovono più spesso le persone intorno a lei?
  • Quali sono i suoi valori?
  • Che cosa fa nel tempo libero? I suoi hobby?
  • Se le piacciono tanto le lingue, perché non è andata all'estero?
  • Quali sono i suoi progetti futuri?
  • Come si vede fra 5 anni?
  • Accetterebbe di lavorare all'estero?
  • Quali sono le tre aziende dei suoi sogni? Come mai vorrebbe lavorare per loro?
  • Quale materia le è piaciuta meno durante gli studi universitari? Perché?
  • Quali sono state le difficoltà di vivere fuori sede?
  • Come è composta la sua famiglia?
  • In quali altri ruoli sente di potersi candidare?
Non ho risposte corrette da suggerirvi, perché non ci sono risposte corrette univoche. Possiamo però ragionare insieme nell'area commenti in caso di dubbi.

Non appena raccoglierò altre domande, pubblicherò un nuovo post su questo tema.

sabato 10 gennaio 2015

Ma come mi vesto?

Come vestirsi in modo appropriato per il colloquio di lavoro.


Qualche giorno fa ho raccolto qualche suggerimento su come presentarsi a un colloquio di lavoro: è importante ricordare che non sono solo i nostri gesti a parlare di noi, ma anche l'abbigliamento svolge un ruolo rilevante durante le interviste di selezione.

È quindi molto importante saper scegliere l'abbigliamento appropriato: molti luoghi di lavoro hanno un preciso dress code e ignorarlo ci farebbe perdere molti punti: sarebbe sintomo del non sapere nulla della cultura aziendale del posto in cui vorremmo lavorare.

Come andare sul sicuro?

Nel caso di un'azienda dall'aria formale, come le società di consulenza, gli studi legali o le grandi realtà aziendali strutturate, non ci sono molte possibilità a mio parere: giacca e cravatta per gli uomini e tailleur per le donne (personalmente preferisco il tailleur pantalone).

Quando ho sostenuto il mio primo colloquio "serio", ho avuto un preavviso di pochissimi giorni e non avevo mai fatto un colloquio prima di allora. Sono corsa a comprarmi un tailleur pantalone abbinato ad una blusa carina e la scelta si è rivelata azzeccata: al colloquio di gruppo tutti erano vestiti in modo molto formale e non mi sono sentita fuori posto. Consiglio quindi a chiunque voglia cercare lavoro per una grande azienda di effettuare un piccolo investimento e procurarsi il completo/tailleur: anche nelle catene low cost è possibile trovare capi ben fatti ad un prezzo accettabile e, una volta fatto l'acquisto, avrete la vostra divisa da battaglia e sarete in ordine per tutti i colloqui successivi.

Se, invece, la realtà dove vi state candidando è più piccola o informale allora potete vestirvi in un modo più rilassato: gli uomini possono andare sul sicuro con camicia e maglioncino, mentre le donne hanno più libertà di scelta. Una delle mie "divise" preferite per i colloqui di questo tipo è formata da maglioncino, gonna a ruota e stivaletti e, pur essendo una scelta più informale, non è mai risultata inopportuna. Anche la combinazione cardigan e abitino può andar bene (ma non troppo corto!).

In ogni caso, non dimenticate di seguire queste regole: 
  • evitare i jeans: se proprio li volete scegliere, che siano scuri e dal colore uniforme, senza strappi o cose troppo particolari. In molti uffici si usano tranquillamente, ma nel dubbio meglio non indossarli (è uno dei motivi per cui, da jeans addicted, mi sono data alla gonna a ruota) e riservarli eventualmente al secondo colloquio, dopo che avrete potuto osservare da vicino il dress code aziendale;
  • no ai tacchi troppo alti e alle scarpe da ginnastica;
  • niente minigonne o maglie scollate, sarebbero molto inopportune, così come gioielli o trucco vistosi; 
  • per i ragazzi: indossate un completo della vostra misura. L'effetto "vestito prestato dal fratello grande" non è un buon biglietto da visita, così come non lo è quello di due taglie più piccole (che vi fa anche stare scomodissimi);
  • controllate l'igiene personale!!! Sembra una regola scontata, ma in molti colloqui di gruppo ho visto persone che avevano sottovalutato questo aspetto e l'impressione che davano non era positiva, per quanto potessero essere competenti. Non c'è niente di peggio che vedere un ragazzo con un bel completo scuro e notare subito dopo chili di forfora depositati sulle spalle: usate uno shampoo opportuno e fatevi controllare da qualcuno prima di uscire, i selezionatori vi vedono da vicino! Curate anche le mani: probabilmente sarete seduti ad un tavolo e il selezionatore avrà modo di osservarle.
In generale, ricordate che anche i vostri vestiti dovranno essere puliti e ordinati. Niente camicia sgualcita o scarpe sporche, dovete comunicare affidabilità. In generale è sempre meglio eccedere in formalità che il contrario, anche se questo non significa essere ingessati o vestirsi come la vostra vecchia zia.
L'unica eccezione in cui potete sfogarvi un po' con l'abbigliamento è nel caso di colloqui per lavori creativi, dove è permesso osare di più per comunicare meglio la propria personalità (senza esagerare).
La regola finale secondo me è solo una: scegliete comunque abiti in cui possiate trovarvi a vostro agio. Passare tutto il tempo del colloquio a sistemarsi perché il vestito è scomodo è controproducente e annulla tutti i vostri sforzi, perché si noterà subito che non siete nei vostri panni abituali.


Cosa ne pensate? Avete altri trucchi per il colloquio di lavoro?

martedì 6 gennaio 2015

Come presentarsi a un colloquio di lavoro

"You never get a second chance to make a first impression"

Chi l'ha detto? Questa frase è stata attribuita ad Oscar Wilde, al comico Will Rogers e a tanti altri, senza mai chiarirne l'origine. Il contenuto, però, è veramente importantissimo ed è una delle mie citazioni preferite, che penso si applichi bene in tutti i contesti: in amicizia, sul lavoro, nonché durante i fantomatici colloqui di selezione.

Quando veniamo chiamati per sostenere un colloquio, abbiamo già superato una prima fase di scrematura e l'azienda vuole vederci perché ci ritiene interessanti. Ottimo! Ma non è il momento di sedersi sugli allori, bisogna giocarsi tutte le carte al meglio.

È bene ricordare che la nostra valutazione incomincia nel momento in cui entriamo nell'edificio sede del colloquio.

Innanzitutto sii puntuale: non arrivare mezzora prima e nemmeno al minuto esatto: cinque-dieci minuti prima dell'orario concordato sono l'ideale. I ritardi sono assolutamente banditi: organizzati in modo da avere sempre un margine di tempo extra, da sfruttare in caso di imprevisti. Se arrivi in anticipo, approfittane per entrare in un bar e chiedere qualcosa da bere: ti aiuterà a rilassarti un po', tanto sei in orario. :)
Se invece digraziatamente tutti i mezzi pubblici si sono piantati, l'auto ha perso una ruota e davvero non potrai che arrivare in ritardo, premurati di telefonare e spiegare il problema. Sicuramente i recruiter non faranno salti di gioia a doverti aspettare, ma almeno avrai tamponato un po' il danno e ti sarai dimostrato una persona seria.

Ricorda di essere sempre gentile e cortese con tutti, anche con la receptionist a cui chiedi informazioni all'ingresso. Non puoi mai sapere se il selezionatore ti sta già osservando o se verrà richiesto un feedback sul tuo comportamento anche a chi ti ha accolto.


Nella sala d'attesa, resta seduto composto ed evita di giocare con i capelli o di torturarti le mani. Allo stesso modo, non giocare con il cellulare e spegnilo: agli sms ci penserai all'uscita.

Sfrutta inoltre alcuni piccoli trucchi e facilitati la vita:
  • togliti il cappotto mentre aspetti, in modo che il selezionatore non incontri un pinguino che deve togliersi gli strati di vestiti in modo impacciato (sì, sarai sicuramente impacciato);
  • organizzati in modo tale da poter tenere il cappotto e borsa/cv con un braccio e avere l'altra mano sempre libera. In questo modo, all'arrivo del selezionatore potrai alzarti velocemente e stringergli la mano con una bella stretta sicura, senza far cadere cose da tutte le parti;
  • capitolo stretta di mano: se hai le mani sudate, cerca di asciugartele senza dare nell'occhio. E ricorda: ho detto una bella stretta sicura, quindi non devi né stritolare il recruiter, né porgergli un moncherino privo di vita.
Comunque vada, ricorda che comunque conta anche fare esperienza: i primi colloqui non andranno mai come avresti voluto, ma saranno utili per osservare come si comportano gli altri e come ti comporti tu, in modo da migliorare passo dopo passo.

In questo post mi sono soffermata sulle primissime cose che accadono quando ci si presenta ad un colloquio, ma per fare una buona impressione bisogna prestare attenzione anche all'abbigliamento e al proprio discorso di presentazione. Nei prossimi articoli tratterò anche questi argomenti... stay tuned!

Articoli interessanti:
How to Make a Good First Impression - Mashable

    lunedì 5 gennaio 2015

    LinkedIn: perché iscriversi


    LinkedIn è un social network professionale utilissimo ai neolaureati, anche se normalmente è noto solo a chi ha a che fare con il mondo del marketing e della comunicazione. Anche chi non ha intenzione di sviluppare la propria carriera in quella direzione può però trovare grandi vantaggi nel suo utilizzo e ritengo che ogni neolaureato possa trarne beneficio.

     Come mai LinkedIn è così utile? Essenzialmente i motivi sono tre:
    1. Rendere pubblico il proprio profilo professionale: tramite LinkedIn si ha l’opportunità di dire “ci sono anche io!” a un’audience professionale molto ampia. Nelle grandi aziende, ma non solo, i recruiter utilizzano sempre più spesso LinkedIn, sia per aggiungere nuove offerte di lavoro, sia per verificare i profili dei cv che ricevono. Avere un profilo completo e aggiornato permette di fare una buona impressione su chi ci visita e di mostrare il nostro portfolio professionale, con tutti i dati che nel cv “normale” non possiamo includere per ragioni di spazio. Mi raccomando: errori, profili non aggiornati e bugie non sono ammessi!

    2. Fare networking: aggiungere i contatti che abbiamo conosciuto nel nostro settore è utilissimo. Ovviamente, chi ha poca esperienza inizierà aggiungendo i compagni di corso, gli amici, i professori universitari…  nel corso del tempo si potranno aggiungere i contatti che incontriamo nel nostro percorso professionale, come i selezionatori che ci hanno fatto un colloquio, per esempio, o le persone con cui siamo entrati in contatto durante la redazione della tesi. In queste attività LinkedIn si rivela un ottimo strumento per creare una connessione con persone con cui non siamo in confidenza e che non vogliamo come amici su Facebook, ma con cui desideriamo intrattenere rapporti professionali.
      L’importante è aggiungere sempre contatti realmente conosciuti e non persone di cui non si sa nulla. Come già detto il network è professionale e le forme di autopromozione e pubblicità non sono gradite: per questo motivo non è opportuno (anzi, è controproducente) aggiungere contatti a destra e a manca senza uno scopo. Anche le nostre connessioni parlano di noi: i selezionatori spesso le controllano per farsi un’idea di chi siamo e chi seguiamo… quindi attenzione!

    3. Aggiornarsi: all’interno di LinkedIn ci sono molti gruppi professionali che discutono sui temi più attuali del loro settore. Seguire questi gruppi (e partecipare, perché no) è un ottimo modo per rimanere sempre aggiornati. Allo stesso modo, si possono seguire i profili delle aziende e scoprire news che potrebbero sempre tornare utili, anche in sede di colloquio.
    Se ancora non avete un profilo LinkedIn, spero che questo post vi abbia convinto ad iscrivervi: è vero, serve un po' di pazienza e non è semplicissimo compilare tutti i campi, ma i vostri sforzi saranno sicuramente ripagati!

    domenica 4 gennaio 2015

    Perché evitare il cv in formato europeo (con un paio di eccezioni)


    A molti di voi sarà già capitato di dover preparare il proprio curriculum, anche durante gli anni dell'università.
    Durante gli studi, infatti, spesso il cv è necessario per poter partecipare ad alcuni bandi (come l'Erasmus Traineeship, il vecchio Erasmus Placement) o per attivare gli stage curriculari; le università forniscono moduli precompilati o vari link utili a creare il proprio cv in formato europeo (modello Europass), presentandolo come un utile documento, facile da compilare e riconosciuto ovunque.

    Verrebbe quindi naturale pensare che il cv europeo, consigliato dalle università, sia il modello da preferire al momento della ricerca di lavoro.

    Nulla di più sbagliato: i selezionatori, infatti, odiano il cv europeo.

    In passato ho avuto più volte l'occasione di parlare con i recruiter o di sentire i loro commenti in merito al formato Europass e non ho mai sentito un solo commento positivo.
    Mi è anche capitato di portare il mio cv (non europeo) ai vari Job Day organizzati dalle Università e sentirmi dire, al momento della consegna del foglio: "oh, grazie a Dio un cv non europeo!"

    Come mai il formato europeo è tanto odiato?

    Una delle ragioni principali è la lunghezza: anche a voler essere stringati, il cv in formato europeo lascia molti spazi vuoti nella pagina, tanto che anche il neolaureato senza esperienza supera senza difficoltà le 2-3 pagine.
    Per quanto questo possa sembrare un vantaggio ("ho poca esperienza, ma il cv è comunque corposo"), in realtà non lo è. I recruiter sfogliano cv tutti i giorni e la combinazione "neolaureato" + "cv >2 pagine" fa scattare il campanello d'allarme (e il lancio nel cestino)!
    Se si è neolaureati con poca esperienza il curriculum non deve essere più lungo di una o due pagine: prima si va dritti al punto e meglio è (senza dimenticare le informazioni importanti, ovviamente). Il formato Europass invece punta molto su competenze

    Il formato Europass inoltre è monotono. Questo modello eccede in standardizzazione e rende tutti i cv uguali fra di loro, scatenando la noia nel selezionatore e privandovi della possibilità di far emergere qualcosa in più su di voi. In una marea di fogli tutti uguali, l'unica arma che avete (a parità di competenze) è il colpire chi vi legge nel giro di pochi secondi... non vorrete mica farvi sfuggire questa opportunità, no?

    Riprendendo quel che ho detto nel titolo, però, ci sono due casi in cui il cv in formato europeo è assolutamente da utilizzare:
    1. in quasi tutti i concorsi pubblici, specialmente a livello universitario (bandi di dottorato, borse di studio, corsi di specializzazione, ecc.);
    2. quando richiesto esplicitamente dall'azienda.
    Escludendo queste due opzioni, ritengo che il formato Europass vada sempre evitato, preferendogli altre soluzioni più personalizzate (di cui parlerò prossimamente).

    Avete avuto esperienze in merito? Anche voi vi siete ritrovati faccia a faccia con selezionatori esasperati da questo formato?

    I primi passi

    Come organizzarsi ed essere efficienti nella ricerca di un lavoro




    Anche se molti studenti affiancano all'università il lavoro, la maggior parte delle persone che ho conosciuto nell'ambiente universitario ha sempre separato le due dimensioni, iniziando a pensare al "dopo" solo al termine degli studi.

    L'idea secondo me non è sbagliata (se ne si ha la possibilità, ovviamente): al limite si può iniziare a pensarci durante le fasi finali della tesi, un paio di mesi prima della laurea, ma non prima. Una cosa che sicuramente non deve sfuggire, per quanto sembri banale, è la seguente: cercare lavoro è un lavoro.

    Salvo casi fortunati, pensare di poter inviare qualche cv a caso ed essere chiamati porta solo grandi delusioni. Cercare un lavoro richiede molti sforzi e un impegno costante e si deve tener conto di perdere un gran numero di ore in questa attività.

    Il consiglio che mi sento di dare è quello di prendersi, se possibile, qualche giorno di pausa post laurea per riposarsi e recuperare energie, magari iniziando a pensare a cosa si vorrebbe davvero fare.
    Una volta riposati, diventa ora di affrontare la faccenda in modo serio.

    L'essere organizzati aiuta parecchio: quando iniziate a mandare il vostro curriculum in giro per il web, preparatevi un foglio excel in cui salvare:
    • data di invio
    • azienda
    • posizione per cui ci si è candidati (e magari il link alla posizione)
    Annotate inoltre se vi viene data una risposta (positiva o negativa che sia) e se siete stati chiamati per un colloquio. Insomma, tutto!

    Lo ammetto: fare una cosa del genere può diventare veramente noioso, ma i benefici superano il costo dell'attività. I primi cv inviati, infatti, si ricordano tutti :)
    Quando però ne avrete inviati venti, trenta, quaranta, cento... ricordarsi per cosa ci si è candidati diventa veramente difficile!

    "Perché dovrei farlo?", potreste pensare...

    Una delle domande che capitano spesso negli screening telefonici è "come mai si è candidato/a per questa posizione?"

    Sì, "per questa posizione", senza dire quale.

    I selezionatori vogliono spesso testare quanto davvero teniate a quel posto di lavoro, mettendo qualche trabocchetto. Ovviamente chiedere di quale posizione si stia parlando non fa fare una bella figura. Annotare tutto su un foglio excel aiuta

    Vi elenco inoltre altri motivi per cui il foglio excel è utile:
    • si può usare come promemoria delle candidature "da inviare";
    • follow up: ricordare a chi si è inviato il cv evita inutili doppioni e vi consente di ricordare in quali portali fare login per verificare lo status della candidatura;
    • visualizzare in un unico posto le vostre candidature aiuta a fare chiarezza sul "cosa voglio fare" e a tenere presente la strada che state percorrendo. Se vi rendete conto che vi state candidando per troppi profili di tipo diverso, forse è il caso di fermarsi a riflettere sulla direzione che volete intraprendere. Pescare nel mucchio, infatti, porta difficilmente a risultati.

    Voi vi siete mai organizzati con un foglio excel?
    Avete altri trucchi o suggerimenti?

    sabato 3 gennaio 2015

    Dopo la laurea cosa c'è?


    Dopo la laurea è ora di trovare un lavoro, ma spesso non si sa bene da dove partire.


    Oramai è passato più di un anno da quel giorno, ma ricordo bene le sensazioni che ho provato in quel periodo. Ero felice di aver finito e di non dover pensare più a tesi ed esami, ma non avevo ben chiaro cosa avrei fatto dopo.

    Quando il "dopo" è arrivato, mi sono rimboccata le maniche e ho cercato di districarmi nella giungla di internet per capire quali passi muovere, dove cercare e, soprattutto, capire cosa volessi veramente fare.

    Ovviamente le prime esperienze sono state negative, ma tutto è servito a fare pratica per la volta successiva.


    L'obiettivo di questo blog è quello di condividere con voi quello che ho imparato finora, con la consapevolezza che tanto sia già stato scritto in merito, ma anche con la convinzione che informazioni fresche siano sempre utili e che dal confronto possa sempre nascere qualcosa di buono.

    Non sono una docente e nemmeno una professionista delle risorse umane, ma credo di essere un'osservatrice attenta e cerco di imparare il più possibile da ogni esperienza, positiva o negativa che sia.

    I post che pubblicherò saranno scritti e pensati per l'audience che conosco meglio, i neolaureati (soprattutto quelli incerti sul da farsi), ma molte informazioni saranno utili anche ad altre categorie di lettori.

    Condividere qui quello che ho imparato sarà una bella esperienza, per me e spero anche per voi.

    A presto,

    Sara