martedì 7 aprile 2015

Ho fatto il colloquio...e adesso?

Stavo vagando per la rete quando mi sono imbattuta in un articolo di Sara McCord pubblicato su The Muse, "Why There's No Such Thing as a "Sign" You Did or Didn't Get the Job", e ho deciso di condividere con voi alcune considerazioni che ho trovato molto valide.

Come dice McCord, in effetti, quando siamo in cerca di un lavoro ci trasformiamo in veri e propri investigatori: cerchiamo informazioni sull'azienda, sul selezionatore, sulle possibili domande... e una volta fatto il colloquio?

Siamo persi nel nulla.

Non so cosa capiti a voi, ma a me è sempre partita la sindrome del refresh compulsivo di email, passando i giorni di attesa con i nervi a fior di pelle, in attesa della famosa "chiamata in caso di esito positivo o email in caso di esito negativo" e cercando di interpretare i silenzi in qualche modo.

McCord analizza tre possibili situazioni in cui il candidato si fa un vero e proprio film e interpreta male i segnali dell'azienda:
  1. Potrebbe essere una mera questione numerica: l'offerta per cui hai fatto il colloquio è stata ripubblicata e quindi sei certo di essere stato scartato? Invece no: i selezionatori non portano mai nelle fasi finali di un colloquio un solo candidato, perché devono avere la certezza di riempire la posizione e ridurre la rosa ad un solo nominativo potrebbe creare problemi, visto che il candidato potrebbe rifiutare; inoltre, potrebbero esserci dei post programmati che non sono stati tolti e quindi la posizione potrebbe risultare aperta quando non lo è più.
  2. Potrebbe essere questione di cultura aziendale: hai fatto il colloquio ed è andato alla grande: ti hanno dato del tu, ti hanno offerto il caffè, ti hanno parlato del tuo ruolo futuro in dettaglio spiegandoti cosa farai una volta lì. Frena, non correre: alcune aziende tengono a sviluppare la brand awareness anche tramite queste iniziative e semplicemente si mostrano così come sono, informali e apparentemente poco rigide. Attenzione: non ci si deve rilassare troppo perché comunque il contesto è serio e formale; anche se il selezionatore è amichevole, non è tuo amico e ci si deve comportare in modo professionale.
  3. Potrebbe essere questione di protocolli aziendali: il colloquio è stato freddo e non ti sei sentito a tuo agio? A volte le selezioni sono molto standardizzate per cercare di offrire ai candidati le stesse condizioni, ma alcuni segnali si possono decifrare lo stesso. Quindi non ti preoccupare se il selezionatore non ride molto quando racconti una storia divertente, ma preoccupati se lo vedi serio quando il tuo telefonino suona!
Infine, aggiungo io una mia considerazione personale: ogni azienda ha le proprie procedure e tempi tecnici e ci può volere veramente tanto tempo per gestire tutti i loop di colloqui in modo adeguato. Una cosa che il candidato non si deve mai dimenticare è che l'azienda non sta ruotando intorno a lui, durante la giornata ci sono anche altre deadline e quindi dare un riscontro al colloquio di un candidato potrebbe essere una delle ultime cose da fare. So che non è bello da dire, ma è così ed è meglio ricordarselo bene, anche per non preoccuparsi inutilmente.
 
 
So che non seguirai questo consiglio....ma basta ossessionarti con l'esito del colloquio, pensa ad altro!

lunedì 6 aprile 2015

Dove cercare lavoro? Parte 2: i motori di ricerca di lavoro

Oggi ho deciso di dedicare attenzione ad un altro degli strumenti più utilizzati per cercare lavoro, vale a dire i siti specializzati negli annunci. Questi siti sono fondamentalmente degli aggregatori di contenuto ed è quindi necessario conoscerli un po' per utilizzarli al meglio.

Innanzitutto, quali sono questi siti? Sicuramente ne conoscerete più di uno, abbiamo per esempio jobrapido, Monster, InfoJobs, indeed, ma l'elenco potrebbe essere eterno. I siti sono tanti, ma il contenuto vero e proprio molto meno, visto che fondamentalmente questi portali ripubblicano annunci esistenti altrove.

Se guardiamo la pagina dei risultati, infatti, noteremo subito qualcosa del genere:

Pagina dei risultati di InfoJobs

Pagina dei risultati di Monster
Le riconoscete? I nominativi sono spesso e volentieri quelli delle agenzie per il lavoro, di cui ho parlato nello scorso post.
Se trovate un annuncio interessante inserito da una di queste agenzie, il mio consiglio è quello di annotarvelo e candidarvi direttamente sul portale dell'agenzia. Quasi sempre, infatti, l'annuncio di lavoro sarà presente anche lì e non farete troppa fatica a trovarlo.

Come fare a trovare lo stesso annuncio?
- Google: inserite un pezzo dell'annuncio tra virgolette "..." e il nome dell'agenzia e cercate tra i primi risultati (dovrebbe essercene uno con il dominio dell'agenzia di vostro interesse);
- Sito dell'agenzia: cercate per filiale di riferimento o inserite alcune parole chiave dell'annuncio.

Un'operazione di questo tipo potrebbe sembrarvi una perdita di tempo, ma in realtà è utile perché elimina un intermediario ulteriore nella vostra candidatura. Se per esempio è Gi Group a cercare, perché candidarsi tramite Monster che invia tutto a Gi Group, quando potete candidarvi direttamente da lì?

Per la mia esperienza, inoltre, mi è capitato più spesso di essere chiamata da agenzie cui avevo inoltrato direttamente la domanda che non tramite questi portali (anzi, le volte che mi hanno chiamato dopo essermi candidata da questi portali si contano sulle dita di una mano...).

A voi è capitato qualcosa di diverso? Vi è capitato di essere chiamati dopo aver risposto agli annunci di questi portali?

venerdì 20 marzo 2015

Dove cercare lavoro? Parte 1: le agenzie per il lavoro

Oggi ho deciso di inaugurare una serie di post dedicati ai canali per la ricerca di un lavoro.
Parlando con tanti amici in cerca di occupazione, infatti, ho notato che molti non sanno più dove cercare, soprattutto quando si è già ricevuto qualche no e ci si sente un po’ demotivati.

Parto parlando delle agenzie per il lavoro perché mi sembra che siano spesso un mondo un po’ oscuro e poco conosciuto. Ok, è vero, bisogna mettere in conto di essere pazienti e di perdere tanto tempo (presto capirete perché), però è un tentativo che secondo me va fatto, pena il mancare tante buone occasioni.

Ma cosa è un’agenzia per il lavoro?

Una volta si chiamavano agenzie interinali, oggi sono chiamate anche agenzie di somministrazione lavoro, ma il concetto resta sempre lo stesso: il loro obiettivo è fare da intermediari tra le aziende (piccole o grandi che siano) che cercano dipendenti e le persone in cerca di un lavoro. Le agenzie per il lavoro sono diffuse in modo capillare tra le città e perfino nei paesi, ce ne sono davvero moltissime (troverete una lista non esaustiva in fondo a questo post).

Una volta trovata la persona con le caratteristiche richieste, si procede con la somministrazione di un contratto. Il dipendente si ritroverà quindi a lavorare per una determinata azienda, alle stesse condizioni contrattuali dei dipendenti di pari livello, ma con un contratto stipulato con l’agenzia .

Proprio per questa caratteristica le agenzie per il lavoro non sono da confondersi con le agenzie di selezione e ricerca di personale: quest’ultime infatti fanno intermediazione nella ricerca, ma non sono autorizzate a siglare contratti, che si effettuano direttamente con l’azienda.

Riassumendo, le agenzie per il lavoro ricevono una provvigione per trovare ad un’azienda la persona che sta cercando: per questo motivo un’altra loro caratteristica tipica è la velocità. Spesso le aziende affidano la ricerca a più agenzie, che diventano quindi ancora più agguerrite visto che solo chi stipula il contratto riceve la provvigione. Come si traduce questa cosa per chi cerca lavoro? Da un lato abbiamo la velocità e la consapevolezza che un processo di selezione non durerà quasi mai più di un paio di settimane, ma dall’altro dovremo essere pronti e flessibili, perché è facile ricevere chiamate tipo “la vorremmo vedere per questa posizione, è disponibile oggi pomeriggio o domattina al massimo?”. Tentennare o rimandare equivale quasi sicuramente a non essere più chiamati per la posizione richiesta, per cui bisogna un po' adattarsi.

Se non altro, il colloquio in agenzia è un po’ più semplice e rilassato rispetto ai colloqui in azienda: il clima è più informale, non serve presentarsi in tailleur o completo (ma ricordatevi comunque di vestirvi bene), spesso ci si dà del tu ed è più facile parlare perché si sa di avere di fronte una persona che ha tutto l’interesse a far sì che il colloquio vada bene. Dall’altro lato, a volte capita che le agenzie “dimentichino” di chiamare per far conoscere l’esito di un colloquio o di avvisare se hanno già trovato la persona adatta, quindi bisogna essere pazienti e fare la giusta pressione, senza paura di richiamare per avere aggiornamenti.

Come contattare l’agenzia? Il mio consiglio è quello di vincere la timidezza e di chiamare la filiale di nostro interesse per chiedere se preferiscono vedervi di persona o se è meglio l’invio del cv tramite il loro sito. Ogni agenzia ha le sue regole e anche se vi sembrerà di perdere un po’ di tempo al telefono, potrete risparmiarvi viaggi inutili: certe volte sono andata direttamente in agenzia per sentirmi dire “compili pure il form da casa, non accettiamo consegne di cv”.
Sia che compiliate moduli cartacei che con quelli online, una cosa sarà certa: sono eterni! Non importa quanto ben fatto sia il vostro cv, i dati sono tutti da reinserire manualmente e questo si traduce nell’armarsi della pazienza di Giobbe e procedere, non ci sono altre vie. Una volta compilato tutto, inoltre, ricordatevi di aggiornare spesso i vostri dati online: mi è capitato di ricevere chiamate poche ore dopo aver aggiornato il mio profilo, quindi ne deduco che le agenzie utilizzino anche questo criterio per scegliere i candidati da contattare.

Dopo questo papiro, direi che è opportuno riassumere brevemente i pro e i contro delle agenzie di selezione:

PRO CONTRO
  • Ce ne sono tante, in tutte le città
  • Veloci nel processo di selezione
  • Fanno meno "paura", clima più rilassato
  • Serve flessibilità, deadline strette
  • Alcune "dimenticano" di risponderti
  • Moduli eterni da compilare


So che pro e contro si bilanciano, ma ritengo che un tentativo vada sempre fatto, non fosse altro che in questo modo ci si tiene occupati e attivi. Lo so, i moduli sono lunghi da compilare… ma altrimenti mica avrei detto, là in alto, che cercare un lavoro è un vero e proprio lavoro, no?
Avete mai avuto esperienze con le agenzie? Come è andata?


Elenco di agenzie per il lavoro:

mercoledì 11 marzo 2015

Le domande al colloquio - parte 2

Eccomi con una nuova tornata di "domande da colloquio", più o meno toste.
Come al solito non metterò anche le risposte, perché non ci sono risposte corrette universalmente, ma resto sempre a disposizione per discuterne insieme nei commenti.

  • Mi racconti il suo ruolo durante l'ultimo stage
  • Se dovesse iniziare a lavorare qui domani, quali pensa sarebbero le sfide più importanti da raccogliere?
  • Cosa farebbe se un membro del suo team non lavorasse in modo adeguato?
  • Se dovesse iniziare a lavorare qui domani, quali priorità fisserebbe?
  • Quale pensa sia la funzione che noi abbiamo definito per il nostro sito, l'app, i canali social?
  • Le è mai capitato di ricevere delle critiche dal suo capo?
  • Ci racconti di un suo progetto di cui si sente particolarmente fiera
  • Mi racconti di una volta in cui ha avuto un'idea per rendere semplice un processo difficile
  • Le è mai capitato di proporre una novità nella gestione di una procedura? Come è stata accolta?
  • Durante la tesi di laurea, quali sono state le difficoltà maggiori che ha riscontrato?
  • Come è solita organizzare le proprie scadenze e far fronte agli imprevisti?

Domande precedenti:

martedì 10 marzo 2015

Ma come mi vesto? Il colloquio via Skype

Nei post che ho scritto finora ho dato per scontato che per sostenere un colloquio fosse necessario recarsi in un luogo fisico, presso un'agenzia per il lavoro o presso l'azienda stessa.

Una modalità di colloquio che sta guadagnando sempre più spazio in questi anni è invece molto più tecnologica e veloce: sto parlando del colloquio via Skype.

Con questo post mi rivolgo soprattutto ai neolaureati in cerca di un'esperienza fuori dall'Italia e a chi sta cercando di preparare la propria tesi all'estero. In questi due contesti è infatti molto facile che venga proposta questa tipologia di selezione.

Vorrei riproporre una serie di consigli utili, sulla base di quello che ho letto in rete e soprattutto in seguito alla mia esperienza personale:
  • Preparati e vestiti! Niente pigiama o felpa macchiata, per il colloquio via Skype ci si veste e ci si trucca esattamente come per i colloqui "normali";
  • Controlla che il tuo headset funzioni: in occasioni importanti come queste non è il caso di utilizzare il vivavoce e far sentire fantastici eco ai nostri interlocutori. Quindi armati di cuffie e microfono e controlla che funzioni tutto!
  • Fai una prova! Ingaggia il coinquilino, il fratello, l'amica e prova a fare una simulazione di chiamata. L'audio è chiaro, si sente e si riceve bene? Sembra banale, ma non lo è;
  • Controlla lo sfondo: una volta ho fatto un colloquio molto informale e non riuscivo a fare attenzione a quello che mi diceva la selezionatrice perché sullo sfondo vedevo il suo cane e la cesta dei panni da stirare... no way! Sfondo neutro e ordinato: non serve il telo bianco, ma mostrare che non viviamo in un porcile mi sembra perlomeno il minimo.


Durante il colloquio cerca più possibile di attenerti a queste regole:
  • Cerca se possibile di nascondere la tua miniatura sullo schermo. Vederla sullo schermo porta a continuare a guardarla per vedere se siamo "a posto". Questi movimenti sono visibili al nostro interlocutore, che vedrà che guardiamo in basso o altrove e non verso di lui. Se invece riesci ad attaccare un Post-it sullo schermo, riuscirai a guardare dritto in webcam e a rilassarti un po'. Tanto nemmeno in un colloquio face-to-face hai la possibilità di guardarti allo specchio, quindi... :-)
  • Prendi sul serio l'occasione e studia! Il colloquio via Skype è più pratico e veloce, ma non meno professionale;
  • Resta concentrato: chiudi tutte le applicazioni non rilevanti, togli la suoneria al cellulare, assicurati che il computer non si riavvii per gli aggiornamenti intanto che stai chiacchierando;
  • Avvisa chi è in casa con te di quello che stai facendo. Io attaccavo dei Post-it fuori dalla porta per avvisare le coinquiline di non entrare, ma comunque è meglio avvisare personalmente perché... non sempre i cartelli vengono letti.
La regola più importante resta sempre una: sorridi, sii disponibile e professionale... il resto andrà come deve andare!

Vi è mai capitato di fare colloqui via skype? Come sono andati? Li preferite a quelli tradizionali?

martedì 24 febbraio 2015

Usare LinkedIn per scoprire qualcosa sul nostro selezionatore

LinkedIn, almeno agli inizi, non è uno strumento molto intuitivo da utilizzare. In un post precedente ho provato a spiegare le tre ragioni per cui un neolaureato devrebbe imparare ad utilizzarlo, ma oggi mi voglio focalizzare su un aspetto che ritengo più...tattico.


Quando andiamo a un colloquio di lavoro abbiamo mille preoccupazioni: trovare il posto, fare una buona impressione, non stroppicciare il cv... personalmente ho trovato in LinkedIn un valido aiuto anche per limitare la mia ansia!

Uno dei problemi maggiori è dato infatti dall'asimmetria informativa: il selezionatore sa molto di te (ha letto il cv, si spera!) e sa quali sono le caratteristiche del suo candidato ideale, mentre chi viene intervistato non conosce né il selezionatore né i dettagli della posizione.

Qualche ragione utile per cercare il selezionatore su LinkedIn?
    • Vedere la sua foto! Sapere già quale sarà la faccia di chi avremo di fronte è un aiuto non indifferente per non agitarsi. Inoltre lo potremo riconoscere da lontano quando arriva e, perché no, evitare gaffe al bar sotto l'ufficio se arriviamo in anticipo e lo incontriamo per caso (sì, mi è capitato di recente....gaffe evitata!)
      • Capire quale è stato il suo percorso, vedere i suoi interessi. Non possiamo fare chissà quale attività di intelligence, ovvio. Ma sapere che il selezionatore ha studiato filosofia oppure è appassionato di arte e di scienze mi dà l'illusione di conoscerlo un po', annullando quel brutto effetto di asimmetria che mi fa agitare. Magari trovo anche qualche passione in comune che me lo fa sembrare un po' più alla mia portata.
      Voi quali tattiche usate? Avete altri consigli o trucchetti per calmare l'ansia da colloquio o sapere qualcosa di più del vostro recruiter?

          domenica 8 febbraio 2015

          Elevator Pitch: hai 3 minuti per dirmi chi sei

          Di solito succede così: è una giornata qualunque, si è impegnati in qualche attività e all'improvviso il cellulare squilla e vediamo un numero sconosciuto. Oddio, è una chiamata per fissare un colloquio!

          Come prepararsi al meglio a questa opportunità?
          Nei post precedenti ho già fornito qualche dritta su come vestirsi e su come presentarsi, ma è fondamentale ricordare che l'intervista di selezione è un'occasione imperdibile per mostrare chi siamo ed evidenziare le nostre qualità migliori.

          Durante il primo colloquio, sia esso individuale o di gruppo, è facile sentirsi rivolgere una di queste domande:
          • Mi dica...chi è veramente Sara?
          • Mi dica qualcosa di sé in un paio di minuti.
          • (al colloquio di gruppo) Facciamo un giro di tavolo: avete tre minuti di tempo per presentarvi, parlare dei vostri studi e del motivo che vi porta qui oggi.
          Come avrete capito il tempo è poco, pochissimo!
          È arrivato quindi il momento di preparare il proprio elevator pitch: questo termine americano indica una modalità di presentazione di sé breve e concisa, ma molto esaustiva. Dobbiamo immaginare di essere un manager e di incontrare in ascensore un potenziale investitore, esponendo il nostro progetto in pochi secondi e cercando di essere convincenti prima che le porte dell'ascensore si aprano e il tempo sia finito.

          Fortunatamente, ad un colloquio abbiamo un po' più di una manciata di secondi, ma il tempo è comunque poco e dobbiamo risultare il più possibile efficaci e interessanti.
          Sia chiaro, non significa assolutamente mentire, ma mostrare chi siamo evidenziando in poco tempo le caratteristiche che potrebbero essere più utili all'azienda.


          Il segreto, in questo caso, è quello di prepararsi anticipatamente.
          Sì, sembrerà stupido ripetere un discorso su di sé ad alta voce... è ovvio conoscere l'argomento parlando di se stessi, no?
          E invece no. È più che mai importante provare il discorso, magari davanti a uno specchio (o sotto la doccia, perché no) oppure registrandosi con il cellulare.
          Ci si può sempre stupire di quanti ehmmmm, circa, assolutamente o chissà quali altre espressioni diciamo continuamente senza accorgercene, o di quanto possiamo essere ripetitivi o impacciati. Provare il discorso a casa è utile, dà coraggio e ci permette di "portare a casa" una domanda senza troppi problemi... mi raccomando, non ci si deve trasformare in una segreteria telefonica, sciorinando il cv senza pause ed esitazioni... non si è un nastro registrato, bisogna essere semplicemente se stessi!

          Provare il discorso, inoltre, ci farà rendere conto di come è difficile stare nei tempi: non bisogna essere né troppo brevi nè troppo prolissi (se il selezionatore ci dà un tempo, non bisogna sforarlo perché lui controllerà se rispettate le tempistiche date e potrebbe anche interrompervi senza lasciarvi finire).

          Il colloquio stesso resta comunque un'ottima palestra: difficilmente andrà tutto bene al primo colpo, ma sarà facile stupirsi di come, volta dopo volta, vada sempre meglio.

          sabato 17 gennaio 2015

          Le domande al colloquio - parte 1

          Inauguro oggi una serie di post relativi alle domande che possono essere fatte durante i colloqui di lavoro, sulla base dei colloqui che ho fatto o di quello che ho sentito raccontare dalle persone intorno a me.

          Prepararsi è sicuramente utile. Allo stesso modo, è importante secondo me mantenere un'aria il più possibile naturale, per non dare l'impressione di aver preparato il compitino a casa e di ripetere a pappagallo le cose.

          • La lascio parlare, mi dica qualcosa di lei partendo da dove preferisce
          • Mi ha raccontato le sue esperienze lavorative, ma non mi ha detto chi è Sara
          • Quale critica le muovono più spesso le persone intorno a lei?
          • Quali sono i suoi valori?
          • Che cosa fa nel tempo libero? I suoi hobby?
          • Se le piacciono tanto le lingue, perché non è andata all'estero?
          • Quali sono i suoi progetti futuri?
          • Come si vede fra 5 anni?
          • Accetterebbe di lavorare all'estero?
          • Quali sono le tre aziende dei suoi sogni? Come mai vorrebbe lavorare per loro?
          • Quale materia le è piaciuta meno durante gli studi universitari? Perché?
          • Quali sono state le difficoltà di vivere fuori sede?
          • Come è composta la sua famiglia?
          • In quali altri ruoli sente di potersi candidare?
          Non ho risposte corrette da suggerirvi, perché non ci sono risposte corrette univoche. Possiamo però ragionare insieme nell'area commenti in caso di dubbi.

          Non appena raccoglierò altre domande, pubblicherò un nuovo post su questo tema.

          sabato 10 gennaio 2015

          Ma come mi vesto?

          Come vestirsi in modo appropriato per il colloquio di lavoro.


          Qualche giorno fa ho raccolto qualche suggerimento su come presentarsi a un colloquio di lavoro: è importante ricordare che non sono solo i nostri gesti a parlare di noi, ma anche l'abbigliamento svolge un ruolo rilevante durante le interviste di selezione.

          È quindi molto importante saper scegliere l'abbigliamento appropriato: molti luoghi di lavoro hanno un preciso dress code e ignorarlo ci farebbe perdere molti punti: sarebbe sintomo del non sapere nulla della cultura aziendale del posto in cui vorremmo lavorare.

          Come andare sul sicuro?

          Nel caso di un'azienda dall'aria formale, come le società di consulenza, gli studi legali o le grandi realtà aziendali strutturate, non ci sono molte possibilità a mio parere: giacca e cravatta per gli uomini e tailleur per le donne (personalmente preferisco il tailleur pantalone).

          Quando ho sostenuto il mio primo colloquio "serio", ho avuto un preavviso di pochissimi giorni e non avevo mai fatto un colloquio prima di allora. Sono corsa a comprarmi un tailleur pantalone abbinato ad una blusa carina e la scelta si è rivelata azzeccata: al colloquio di gruppo tutti erano vestiti in modo molto formale e non mi sono sentita fuori posto. Consiglio quindi a chiunque voglia cercare lavoro per una grande azienda di effettuare un piccolo investimento e procurarsi il completo/tailleur: anche nelle catene low cost è possibile trovare capi ben fatti ad un prezzo accettabile e, una volta fatto l'acquisto, avrete la vostra divisa da battaglia e sarete in ordine per tutti i colloqui successivi.

          Se, invece, la realtà dove vi state candidando è più piccola o informale allora potete vestirvi in un modo più rilassato: gli uomini possono andare sul sicuro con camicia e maglioncino, mentre le donne hanno più libertà di scelta. Una delle mie "divise" preferite per i colloqui di questo tipo è formata da maglioncino, gonna a ruota e stivaletti e, pur essendo una scelta più informale, non è mai risultata inopportuna. Anche la combinazione cardigan e abitino può andar bene (ma non troppo corto!).

          In ogni caso, non dimenticate di seguire queste regole: 
          • evitare i jeans: se proprio li volete scegliere, che siano scuri e dal colore uniforme, senza strappi o cose troppo particolari. In molti uffici si usano tranquillamente, ma nel dubbio meglio non indossarli (è uno dei motivi per cui, da jeans addicted, mi sono data alla gonna a ruota) e riservarli eventualmente al secondo colloquio, dopo che avrete potuto osservare da vicino il dress code aziendale;
          • no ai tacchi troppo alti e alle scarpe da ginnastica;
          • niente minigonne o maglie scollate, sarebbero molto inopportune, così come gioielli o trucco vistosi; 
          • per i ragazzi: indossate un completo della vostra misura. L'effetto "vestito prestato dal fratello grande" non è un buon biglietto da visita, così come non lo è quello di due taglie più piccole (che vi fa anche stare scomodissimi);
          • controllate l'igiene personale!!! Sembra una regola scontata, ma in molti colloqui di gruppo ho visto persone che avevano sottovalutato questo aspetto e l'impressione che davano non era positiva, per quanto potessero essere competenti. Non c'è niente di peggio che vedere un ragazzo con un bel completo scuro e notare subito dopo chili di forfora depositati sulle spalle: usate uno shampoo opportuno e fatevi controllare da qualcuno prima di uscire, i selezionatori vi vedono da vicino! Curate anche le mani: probabilmente sarete seduti ad un tavolo e il selezionatore avrà modo di osservarle.
          In generale, ricordate che anche i vostri vestiti dovranno essere puliti e ordinati. Niente camicia sgualcita o scarpe sporche, dovete comunicare affidabilità. In generale è sempre meglio eccedere in formalità che il contrario, anche se questo non significa essere ingessati o vestirsi come la vostra vecchia zia.
          L'unica eccezione in cui potete sfogarvi un po' con l'abbigliamento è nel caso di colloqui per lavori creativi, dove è permesso osare di più per comunicare meglio la propria personalità (senza esagerare).
          La regola finale secondo me è solo una: scegliete comunque abiti in cui possiate trovarvi a vostro agio. Passare tutto il tempo del colloquio a sistemarsi perché il vestito è scomodo è controproducente e annulla tutti i vostri sforzi, perché si noterà subito che non siete nei vostri panni abituali.


          Cosa ne pensate? Avete altri trucchi per il colloquio di lavoro?

          martedì 6 gennaio 2015

          Come presentarsi a un colloquio di lavoro

          "You never get a second chance to make a first impression"

          Chi l'ha detto? Questa frase è stata attribuita ad Oscar Wilde, al comico Will Rogers e a tanti altri, senza mai chiarirne l'origine. Il contenuto, però, è veramente importantissimo ed è una delle mie citazioni preferite, che penso si applichi bene in tutti i contesti: in amicizia, sul lavoro, nonché durante i fantomatici colloqui di selezione.

          Quando veniamo chiamati per sostenere un colloquio, abbiamo già superato una prima fase di scrematura e l'azienda vuole vederci perché ci ritiene interessanti. Ottimo! Ma non è il momento di sedersi sugli allori, bisogna giocarsi tutte le carte al meglio.

          È bene ricordare che la nostra valutazione incomincia nel momento in cui entriamo nell'edificio sede del colloquio.

          Innanzitutto sii puntuale: non arrivare mezzora prima e nemmeno al minuto esatto: cinque-dieci minuti prima dell'orario concordato sono l'ideale. I ritardi sono assolutamente banditi: organizzati in modo da avere sempre un margine di tempo extra, da sfruttare in caso di imprevisti. Se arrivi in anticipo, approfittane per entrare in un bar e chiedere qualcosa da bere: ti aiuterà a rilassarti un po', tanto sei in orario. :)
          Se invece digraziatamente tutti i mezzi pubblici si sono piantati, l'auto ha perso una ruota e davvero non potrai che arrivare in ritardo, premurati di telefonare e spiegare il problema. Sicuramente i recruiter non faranno salti di gioia a doverti aspettare, ma almeno avrai tamponato un po' il danno e ti sarai dimostrato una persona seria.

          Ricorda di essere sempre gentile e cortese con tutti, anche con la receptionist a cui chiedi informazioni all'ingresso. Non puoi mai sapere se il selezionatore ti sta già osservando o se verrà richiesto un feedback sul tuo comportamento anche a chi ti ha accolto.


          Nella sala d'attesa, resta seduto composto ed evita di giocare con i capelli o di torturarti le mani. Allo stesso modo, non giocare con il cellulare e spegnilo: agli sms ci penserai all'uscita.

          Sfrutta inoltre alcuni piccoli trucchi e facilitati la vita:
          • togliti il cappotto mentre aspetti, in modo che il selezionatore non incontri un pinguino che deve togliersi gli strati di vestiti in modo impacciato (sì, sarai sicuramente impacciato);
          • organizzati in modo tale da poter tenere il cappotto e borsa/cv con un braccio e avere l'altra mano sempre libera. In questo modo, all'arrivo del selezionatore potrai alzarti velocemente e stringergli la mano con una bella stretta sicura, senza far cadere cose da tutte le parti;
          • capitolo stretta di mano: se hai le mani sudate, cerca di asciugartele senza dare nell'occhio. E ricorda: ho detto una bella stretta sicura, quindi non devi né stritolare il recruiter, né porgergli un moncherino privo di vita.
          Comunque vada, ricorda che comunque conta anche fare esperienza: i primi colloqui non andranno mai come avresti voluto, ma saranno utili per osservare come si comportano gli altri e come ti comporti tu, in modo da migliorare passo dopo passo.

          In questo post mi sono soffermata sulle primissime cose che accadono quando ci si presenta ad un colloquio, ma per fare una buona impressione bisogna prestare attenzione anche all'abbigliamento e al proprio discorso di presentazione. Nei prossimi articoli tratterò anche questi argomenti... stay tuned!

          Articoli interessanti:
          How to Make a Good First Impression - Mashable

            lunedì 5 gennaio 2015

            LinkedIn: perché iscriversi


            LinkedIn è un social network professionale utilissimo ai neolaureati, anche se normalmente è noto solo a chi ha a che fare con il mondo del marketing e della comunicazione. Anche chi non ha intenzione di sviluppare la propria carriera in quella direzione può però trovare grandi vantaggi nel suo utilizzo e ritengo che ogni neolaureato possa trarne beneficio.

             Come mai LinkedIn è così utile? Essenzialmente i motivi sono tre:
            1. Rendere pubblico il proprio profilo professionale: tramite LinkedIn si ha l’opportunità di dire “ci sono anche io!” a un’audience professionale molto ampia. Nelle grandi aziende, ma non solo, i recruiter utilizzano sempre più spesso LinkedIn, sia per aggiungere nuove offerte di lavoro, sia per verificare i profili dei cv che ricevono. Avere un profilo completo e aggiornato permette di fare una buona impressione su chi ci visita e di mostrare il nostro portfolio professionale, con tutti i dati che nel cv “normale” non possiamo includere per ragioni di spazio. Mi raccomando: errori, profili non aggiornati e bugie non sono ammessi!

            2. Fare networking: aggiungere i contatti che abbiamo conosciuto nel nostro settore è utilissimo. Ovviamente, chi ha poca esperienza inizierà aggiungendo i compagni di corso, gli amici, i professori universitari…  nel corso del tempo si potranno aggiungere i contatti che incontriamo nel nostro percorso professionale, come i selezionatori che ci hanno fatto un colloquio, per esempio, o le persone con cui siamo entrati in contatto durante la redazione della tesi. In queste attività LinkedIn si rivela un ottimo strumento per creare una connessione con persone con cui non siamo in confidenza e che non vogliamo come amici su Facebook, ma con cui desideriamo intrattenere rapporti professionali.
              L’importante è aggiungere sempre contatti realmente conosciuti e non persone di cui non si sa nulla. Come già detto il network è professionale e le forme di autopromozione e pubblicità non sono gradite: per questo motivo non è opportuno (anzi, è controproducente) aggiungere contatti a destra e a manca senza uno scopo. Anche le nostre connessioni parlano di noi: i selezionatori spesso le controllano per farsi un’idea di chi siamo e chi seguiamo… quindi attenzione!

            3. Aggiornarsi: all’interno di LinkedIn ci sono molti gruppi professionali che discutono sui temi più attuali del loro settore. Seguire questi gruppi (e partecipare, perché no) è un ottimo modo per rimanere sempre aggiornati. Allo stesso modo, si possono seguire i profili delle aziende e scoprire news che potrebbero sempre tornare utili, anche in sede di colloquio.
            Se ancora non avete un profilo LinkedIn, spero che questo post vi abbia convinto ad iscrivervi: è vero, serve un po' di pazienza e non è semplicissimo compilare tutti i campi, ma i vostri sforzi saranno sicuramente ripagati!

            domenica 4 gennaio 2015

            Perché evitare il cv in formato europeo (con un paio di eccezioni)


            A molti di voi sarà già capitato di dover preparare il proprio curriculum, anche durante gli anni dell'università.
            Durante gli studi, infatti, spesso il cv è necessario per poter partecipare ad alcuni bandi (come l'Erasmus Traineeship, il vecchio Erasmus Placement) o per attivare gli stage curriculari; le università forniscono moduli precompilati o vari link utili a creare il proprio cv in formato europeo (modello Europass), presentandolo come un utile documento, facile da compilare e riconosciuto ovunque.

            Verrebbe quindi naturale pensare che il cv europeo, consigliato dalle università, sia il modello da preferire al momento della ricerca di lavoro.

            Nulla di più sbagliato: i selezionatori, infatti, odiano il cv europeo.

            In passato ho avuto più volte l'occasione di parlare con i recruiter o di sentire i loro commenti in merito al formato Europass e non ho mai sentito un solo commento positivo.
            Mi è anche capitato di portare il mio cv (non europeo) ai vari Job Day organizzati dalle Università e sentirmi dire, al momento della consegna del foglio: "oh, grazie a Dio un cv non europeo!"

            Come mai il formato europeo è tanto odiato?

            Una delle ragioni principali è la lunghezza: anche a voler essere stringati, il cv in formato europeo lascia molti spazi vuoti nella pagina, tanto che anche il neolaureato senza esperienza supera senza difficoltà le 2-3 pagine.
            Per quanto questo possa sembrare un vantaggio ("ho poca esperienza, ma il cv è comunque corposo"), in realtà non lo è. I recruiter sfogliano cv tutti i giorni e la combinazione "neolaureato" + "cv >2 pagine" fa scattare il campanello d'allarme (e il lancio nel cestino)!
            Se si è neolaureati con poca esperienza il curriculum non deve essere più lungo di una o due pagine: prima si va dritti al punto e meglio è (senza dimenticare le informazioni importanti, ovviamente). Il formato Europass invece punta molto su competenze

            Il formato Europass inoltre è monotono. Questo modello eccede in standardizzazione e rende tutti i cv uguali fra di loro, scatenando la noia nel selezionatore e privandovi della possibilità di far emergere qualcosa in più su di voi. In una marea di fogli tutti uguali, l'unica arma che avete (a parità di competenze) è il colpire chi vi legge nel giro di pochi secondi... non vorrete mica farvi sfuggire questa opportunità, no?

            Riprendendo quel che ho detto nel titolo, però, ci sono due casi in cui il cv in formato europeo è assolutamente da utilizzare:
            1. in quasi tutti i concorsi pubblici, specialmente a livello universitario (bandi di dottorato, borse di studio, corsi di specializzazione, ecc.);
            2. quando richiesto esplicitamente dall'azienda.
            Escludendo queste due opzioni, ritengo che il formato Europass vada sempre evitato, preferendogli altre soluzioni più personalizzate (di cui parlerò prossimamente).

            Avete avuto esperienze in merito? Anche voi vi siete ritrovati faccia a faccia con selezionatori esasperati da questo formato?

            I primi passi

            Come organizzarsi ed essere efficienti nella ricerca di un lavoro




            Anche se molti studenti affiancano all'università il lavoro, la maggior parte delle persone che ho conosciuto nell'ambiente universitario ha sempre separato le due dimensioni, iniziando a pensare al "dopo" solo al termine degli studi.

            L'idea secondo me non è sbagliata (se ne si ha la possibilità, ovviamente): al limite si può iniziare a pensarci durante le fasi finali della tesi, un paio di mesi prima della laurea, ma non prima. Una cosa che sicuramente non deve sfuggire, per quanto sembri banale, è la seguente: cercare lavoro è un lavoro.

            Salvo casi fortunati, pensare di poter inviare qualche cv a caso ed essere chiamati porta solo grandi delusioni. Cercare un lavoro richiede molti sforzi e un impegno costante e si deve tener conto di perdere un gran numero di ore in questa attività.

            Il consiglio che mi sento di dare è quello di prendersi, se possibile, qualche giorno di pausa post laurea per riposarsi e recuperare energie, magari iniziando a pensare a cosa si vorrebbe davvero fare.
            Una volta riposati, diventa ora di affrontare la faccenda in modo serio.

            L'essere organizzati aiuta parecchio: quando iniziate a mandare il vostro curriculum in giro per il web, preparatevi un foglio excel in cui salvare:
            • data di invio
            • azienda
            • posizione per cui ci si è candidati (e magari il link alla posizione)
            Annotate inoltre se vi viene data una risposta (positiva o negativa che sia) e se siete stati chiamati per un colloquio. Insomma, tutto!

            Lo ammetto: fare una cosa del genere può diventare veramente noioso, ma i benefici superano il costo dell'attività. I primi cv inviati, infatti, si ricordano tutti :)
            Quando però ne avrete inviati venti, trenta, quaranta, cento... ricordarsi per cosa ci si è candidati diventa veramente difficile!

            "Perché dovrei farlo?", potreste pensare...

            Una delle domande che capitano spesso negli screening telefonici è "come mai si è candidato/a per questa posizione?"

            Sì, "per questa posizione", senza dire quale.

            I selezionatori vogliono spesso testare quanto davvero teniate a quel posto di lavoro, mettendo qualche trabocchetto. Ovviamente chiedere di quale posizione si stia parlando non fa fare una bella figura. Annotare tutto su un foglio excel aiuta

            Vi elenco inoltre altri motivi per cui il foglio excel è utile:
            • si può usare come promemoria delle candidature "da inviare";
            • follow up: ricordare a chi si è inviato il cv evita inutili doppioni e vi consente di ricordare in quali portali fare login per verificare lo status della candidatura;
            • visualizzare in un unico posto le vostre candidature aiuta a fare chiarezza sul "cosa voglio fare" e a tenere presente la strada che state percorrendo. Se vi rendete conto che vi state candidando per troppi profili di tipo diverso, forse è il caso di fermarsi a riflettere sulla direzione che volete intraprendere. Pescare nel mucchio, infatti, porta difficilmente a risultati.

            Voi vi siete mai organizzati con un foglio excel?
            Avete altri trucchi o suggerimenti?

            sabato 3 gennaio 2015

            Dopo la laurea cosa c'è?


            Dopo la laurea è ora di trovare un lavoro, ma spesso non si sa bene da dove partire.


            Oramai è passato più di un anno da quel giorno, ma ricordo bene le sensazioni che ho provato in quel periodo. Ero felice di aver finito e di non dover pensare più a tesi ed esami, ma non avevo ben chiaro cosa avrei fatto dopo.

            Quando il "dopo" è arrivato, mi sono rimboccata le maniche e ho cercato di districarmi nella giungla di internet per capire quali passi muovere, dove cercare e, soprattutto, capire cosa volessi veramente fare.

            Ovviamente le prime esperienze sono state negative, ma tutto è servito a fare pratica per la volta successiva.


            L'obiettivo di questo blog è quello di condividere con voi quello che ho imparato finora, con la consapevolezza che tanto sia già stato scritto in merito, ma anche con la convinzione che informazioni fresche siano sempre utili e che dal confronto possa sempre nascere qualcosa di buono.

            Non sono una docente e nemmeno una professionista delle risorse umane, ma credo di essere un'osservatrice attenta e cerco di imparare il più possibile da ogni esperienza, positiva o negativa che sia.

            I post che pubblicherò saranno scritti e pensati per l'audience che conosco meglio, i neolaureati (soprattutto quelli incerti sul da farsi), ma molte informazioni saranno utili anche ad altre categorie di lettori.

            Condividere qui quello che ho imparato sarà una bella esperienza, per me e spero anche per voi.

            A presto,

            Sara